ULTRA’
 
E’ un venerdi particolare a Catania, si gioca la partita con il Palermo, anticipata per la concomitanza con la festa di Sant’Agata, patrona della città. Sarà un venerdi di passione. C’è una grande euforia, due squadre dell’isola si fronteggiano per i primi posti in classifica. Si dice che sarà una partita a rischio e già questo dovrebbe suonare assurdo quando si parla di calcio. Ma è lo scenario di ogni maledetta domenica: città blindate come per un vertice internazionale, forze di polizia schierate in massa. Le previsioni purtroppo risultano quanto mai azzeccate, a metà della partita si verificano i primi incidenti, poi a fine gara è il caos: devastazione, scontri, ferimenti. Uno grave, gravissimo, mortale. Si è vero, è tutto vero, putroppo c’è il morto. E’ un poliziotto, Filippo Raciti, aveva una moglie e due figli e adesso giace con il fegato spappolato; si dice sia stato colpito da un pezzo di un lavabo, lanciatogli contro come un’arma da un giovane accecato da una violenza cieca, senza ragione.
Lo stadio è molte cose, è passione, è spettacolo, forse qualche volta è rivincita per “le cose della vita” che non vanno troppo bene, non dovrebbe MAI essere morte. Ed invece oggi come ieri si muore per il calcio. Avevo otto anni e allo stadio Heysel, finale di coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool morivano 39 tifosi, schiacciati dalla violenza, anche quella volta senza un perché.
In queste ore, di grande fermezza e di provvedimenti molto duri per risolvere l’annoso problema della “violenza negli stadi” è tuttavia importante distinguere tra i normali tifosi, gli ultrà (non è e non deve essere una parolaccia) e i violenti potenzialmente assassini.
Da cosa nasca una violenza così cieca, così priva di qualsiasi giustificazione, è difficile capirlo. Forse la latitanza di altre forme di aggregazione, siano esse civili, sociali,religiose, fanno dello stadio un momento di unità importantissimo, forse l’unico per tanti giovani e giovanissimi (le cronache riportano numerosi arresti di minorenni); lo stadio diventa un’arena dove scatenare le proprie frustrazioni, dove dimostrare di essere dei duri, di non essere da meno rispetto alle violenze di qualche inutile capo-banda. Fare scontri contro i tifosi avversari, contro le forze dell’ordine, è forse un folle modo di esistere. Lo stadio si trasforma in un nuovo campo ideologico estremo, nel quale entra anche la violenza come strumento di affermazione sugli altri.
Non è un caso che il fenomeno degli "Ultrà" (non va assunto, e’ bene ripeterlo, necessariamente come sinonimo di violenza) abbia le manifestazioni più evidenti con la fine degli anni ’70. Un film , “Ultrà” di Richy Tognazzi,1990, ha dato uno spaccato del fenomeno in Italia, attraverso il racconto della trasferta di un gruppo di tifosi romanisti a Torino per Juventus-Roma. Ne parliamo su queste pagine perché la colonna sonora è curata da Antonello Venditti (presenti nella pellicola un tema strumentale e la canzone “Grazie Roma”). Nel film, al quale ha collaborato alla sceneggiatura anche Simona Izzo, e dove recitano bravi attori come Claudio Amendola, Richy Memphis, Giammarco Tognazzi, emerge in maniera chiara come la furia cieca del protagonista sia una spirale dalla quale non riesce più a liberarsi e che finisce per distruggerlo.
 
Sabato e Domenica, dopo una settimana senza calcio, si giocherà di nuovo; su molti campi però l’unico rumore saranno le urla dei giocatori e i colpi dati al pallone. In molti stadi, quelli considerati non sicuri, le porte resteranno infatti chiuse ai tifosi. E’ un provvedimento necessario, ma è senz’altro l’ammissione di una sconfitta: una sconfitta per i tifosi, che restano fuori dalla porta, per le società di calcio, una sconfitta per le istituzioni che non sono state in grado di dotare l’ex-campionato più bello del mondo di stadi sicuri, efficienti, una sconfitta per tutti, perché comunque, un’altra vita è stata sacrificata per un partita di calcio.

Le foto: in alto, Claudio Amendola. In basso: Richy Memphis, due immagini del film "Ultrà" di Richy Tognazzi (1991)
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6 Risposte a “”

  1. ciao condivido totalmente le tue riflessioni …è sempre difficile dare spiegazioni sulla VIOLENZA…. forse bisognerebbe dare più significato e importanza sul cosa vuol dire stare insieme e rispetto x il prossimo!! ma non vorrei cadere nella retorica!!! ti saluto solegemello CIAO ANDREA (varese)

  2. un messaggio forte sarebbe stato fermare il campionato per un anno o anche 6 mesi.

    Paradossalmente proprio gli ultras hanno prospettato una soluzione del genere (vedi servizio delle “iene” con gli “ultras brescia 1911”).

    Invece questo non è accaduto, ancora una volta di fronte alla morte di un uomo ha vinto il potere dei soldi, il business. Così come accadde nel 1995 quando morì Vincenzo Spagnolo o lo scorso anno con la morte di un tifoso dell’avellino precipitato da una torre dello stadio, durante gli scontri in Avellino-Napoli. Per ripulire la coscienza delle società, non basterà imporre l’istallazione di qualche tornello, sarebbe necessario un cambiamento radicale del sistema calcio. le uniche a guadagnarci con questa presunta soluzione sono le televisioni………Sono indignato!!!!!

    Rob Marche

  3. io fermerei il calcio per 2-3 anni, così i violenti dovrebbero scegliere un nuovo luogo per agire impunemente (e il problema si ripresenterebbe purtroppo, magari sparpagliato, in contesti diversi)o forse ci sarebbero molte più violenze private…Chi lo sa?Di certo fermare il calcio per un tempo abbastanza lungo metterebbe fine all’esagerazione e all’esasperazione che gira tutto intorno a questo sistema-industria. Sarebbe bello poi un ridimensionamento generale, andando dagli stipendi dei giocatori fino al tifo bellicoso. Sarebbe bello ripartire dai vivai dei giovani. Sarebbe bello nel frattempo far risaltare altri sport minori. Eh, si,sarebbe proprio bello…Personalmente penso che le misure antiviolenza all’interno degli stadi, pur essendo utili, non risolvano per niente il problema pratico (per non parlare di quello morale-sociale di fondo). Tant’è che spesso gli scontri,come quello di Catania, avvengono fuori dagli stadi. Quindi si, menomale che c’è stato tanto clamore e tanta indignazione, ma giocare a porte chiuse danneggia solo i tifosi “sani” e non dà lezioni morali ai violenti, cioè a quelli che che col tifo (la maggior parte delle volte) non hanno proprio niente a che fare. Basti pensare al discorso della “responsabilità oggettiva” che riguarda le società di calcio quando accadono disordini. Queste sono costrette a pagare multe salate e a subire la squalifica del campo. Gli pesudotifosi quindi ricattono i presidenti delle società, minacciando, se non vengono accolte le loro richieste (quali saranno?), di farli incorrere in pesanti sanzioni. Quindi ci vuole più tutela verso le società sportive, una presenza della polizia più forte e un lavoro sulla mentalità e sulla cultura a partire dai più giovani..che sono purtroppo FACILMENTE plagiabili.

  4. Domenica all’Olimpico di Roma, durante il minuto di raccoglimento per la morte di Raciti, si sono scatenati fischi di disapprovazione dalla curva Sud.

    A Verona sono stati arrestati 4 ultrà dell’Inter in possesso di armi e droghe. Al torneo giovanile di Viareggio, è esplosa una rissa in campo e l’arbitro ha rischiato di essere malmenato. Considerando i fatti suindicati, non mi sembra che le misure di sospendere il camiponato per una giornata ed imporre alle società di adeguare gli stadi stiano dando gli effetti sperati.

    Si parla di modello inglese, ma vogliamo dire una volta per tutte che gli stadi inglesi sono militarizzati!!! Perchè non diamo un nome corretto alle cose!!! Se in Inghilterra nei dintorni di uno stadio prima di una partita di calcio fumi anche una sigaretta dove è vietato ti sbattono in cella di sicurezza squadre di pronto intervento armate e numerose.

  5. Penso che “Ultrà” sia uno dei film piu’ realistici e crudi che abbia mai visto.

    E’ la descrizione puntuale del disagio giovanile che sovente trova una valvola di sfogo nel tifo violento.

    Gli ideali ai quali “Principe”, “Red”, “Teschio” e gli altri protagonisti del film si ispirano, sono solo una maschera dietro alla quale nascondere la tristezza e la malinconia di una gioventu’ bruciata da un tessuto sociale nel quale non riesce ad amalgamarsi. Allora è la curva la salvezza, quel crogiolo di persone in cui mischiarsi per trovare il branco e sentirsi, almeno lì, dei presunti eroi, guerrieri in lotta contro il nemico di turno. La lotta, tuttavia, è dentro di loro, nelle loro coscienze.

    Rob Marche

  6. Grazie…un articolo meraviglioso e soprattutto uno speciale fantastico su un film eccezionale…Ma sai quanta gente sta cercando quella canzone?Quella canzone finale di Antonello???Roba da brividi…fate qualcosa per renderla disponibile per intero!Grazie siete mitici!

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