…l’ultima fotografia, quella di nonna bambina che gioca con il cerchio in piazza…

 

(Nell’immagine: Giorgio De Chirico, "Mistero e malinconia di una strada", 1914, olio su tela, Collezione privata)

 

                                                                   di Stefano "Solegemello"

Ho sempre pensato che questo sia uno dei versi più poetici del canzoniere di Antonello Venditti. E’ un piccolo dettaglio che l’autore utilizza nel brano "Dimmelo tu cos’è"(1983) per descrivere la casa da cui si allontana e con essa quel cumulo di ricordi, oggetti, libri, fotografie che dopo tanti anni entrano a far parte della vita di ciascuno. In questo verso della canzone si avverte tutta la verità del momento vissuto dal protagonista e un livello molto alto dell’ispirazione. Poche parole che dicono tutto, che ci spingono nel mondo dei ricordi, del vissuto. La citazione della nonna è assai significativa perchè sappiamo quanto Antonello le fosse legato. La Nonna “regina della casa e della cucina”, quella nonna che era una brava signora e cucinava con troppo amore e lo faceva ingrassare, per parafrasare "Mio padre ha un buco in gola" (1973). Ed è a lei che si rivolge quando in “Sora Rosa”(1972) alza il grido di ribellione verso il mondo.

Tanti pensieri sono legati insomma a queste parole di “Dimmelo tu cos’è”, e mi accorgo che si sovrappongono nella mia mente mentre ne scrivo, penso ai miei nonni e alle foto in biancoenero del salotto, penso alle lettere e alle cartoline dal fronte, all’album del viaggio di nozze di nonna con la foto all’albergo di Firenze “requisito dagli alleati”. Questo sarà un post espanso, denso di idee, di rimandi…dopo tutto l’ipertesto consente questi voli pindarici!

Il gioco del cerchio mi fa pensare ad un mondo che non c’è più, soprattutto perché lo abbiamo bandito dalle nostre città, ad una dimensione del tempo completamente diversa da quella imposta dalla routine produttivo-consumistica di oggi.

Eppure quando a Roma, nella mia città, partecipo a qualche evento all’aperto, proprio in questi giorni si è tenuta una manifestazione ciclistica legata alla mobilità alternativa europea, mi ripeto che un altro modo di vivere è possibile, più compatibile con la vita della persone, con la dimensione del singolo.

Per restare al tema della citazione vendittiana, basti pensare poi al “Tocatì – Festival Internazionale dei giochi di strada” che si è svolto a Verona dal 21 al 23 Settembre, un ottimo modo per recuperare tradizioni antiche e farle rivivere nel centro della città. In queste occasioni è significativo vedere la risposta della gente e la voglia di riscoprire lo spazio urbano finalmente libero dalla cappa di smog e rumore  e dall’ossessione del tempo. E se ci trovassimo tutti quanti a Springfield  e non ce ne fossimo ancora completamente accorti!??

Cercando poi qualche immagine del  gioco del cerchio mi sono imbattuto in quest’opera di Giorgio De Chirico (vedi immagine in alto), della quale esiste anche una copia tarda al Museo Carlo Bilotti di Roma, un piccolo spazio espositivo di Villa Borghese che ho visitato di recente e che consiglio a chi vuole conoscere meglio il grande parco romano.

Tutto questo percoso a zig zag intorno al “cerchio in piazza” mostra ancora una volta la potenza delle canzoni, delle belle canzoni, e come esse siano un ottimo spunto per attivare la nostra curiosità…

                                                                                

                                  di  Stefano "Solegemello"

 

LE REGOLE DEL GIOCO
tratto da: www.beniculturali.it/….

 

Fino alla metà del XX secolo il gioco del cerchio è stato il divertimento di bambini e ragazzi che amavano giocare all’aria aperta. Veniva realizzato con materiali di riuso, per esempio le strutture metalliche delle ruote di bicicletta o i cerchi di vecchie botti. Lo scopo del gioco era quello di riuscire a mantenere in equilibrio il cerchio anche a velocità sostenuta, senza farlo cadere, e ci si poteva aiutare solo con l’ausilio di un bastone di legno.

Un gioco semplice, come si vede, che non costava nulla, ma che permetteva ai bambini di divertirsi e di allenarsi all’aria aperta!

 

Clicca qui per un altro sito sui giochi di strada:

www.playingwithhistory.info….

 

 

 su GIORGIO DE CHIRICO… 

(1914….. in quel periodo, grazie all’incontro con altri artisti come Carlo Carrà, il giovane Giorgio fonda la “scuola metafisica”, caratterizzata da paesaggi assolati e deserti, dalla maggiore presenza delle architetture rispetto alle figure umane, dalla rappresentazione pittorica di una molteplicità di oggetti. Scatole, biscotti, termometri, cubi, giocattoli vari, manichini, righe e squadre da disegno, carte geografiche, mobili: una moltitudine di oggetti immersi in un’atmosfera carica di immobilità e silenzio. Questo quadro è intitolato Mistero e malinconia di una strada ed è una sue prime opere metafisiche. I dipinti dell’artista, ricchi di elementi misteriosi, esprimono solitudine e malinconia.

La foto è tratta da : www.popolis.it   

2 Risposte a “”

  1. ….bella!!!qsta riflessione..è vero quelle poche parole fanno tornare alla mente cose e persone di un mondo che sembra così lontano …ma sicuramente più poetico,semplice e meno artificioso di oggi!!!

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